Alta Valle del Tevere, nuovi mercati contro la crisi

Conferenza di fine anno per la sezione altotiberina di Confindustria Umbria. Secondo il presidente Luchetti il tessuto produttivo tiene grazie all’aggregazione, all’innovazione e all’export

“Il tessuto imprenditoriale dell’Alta Valle del Tevere, è un tessuto vitale, e i suoi imprenditori nonostante la crisi e condizioni obiettivamente avverse (dalla eccessiva pressione fiscale, alla burocrazia, al costo dell’energia) non si sono dati per vinti e, in tutti i settori, sono andati cercare nuovi mercati. Perché nel resto del mondo di lavoro ce n’è”. Lo ha sostenuto il presidente della sezione territoriale Alta Valle del Tevere di Confindustria Umbria, Fiorenzo Luchetti in occasione della conferenza stampa di fine anno a cui hanno partecipato anche la vice presidente della sezione Emilia Nardi e gli imprenditori Paolo Chiavacci e Dante Renzini.
Flessione dei fatturati – Tra il 2007 e il 2013 le imprese industriali del comprensorio altotiberino hanno subito una flessione dei fatturati pari al 27,81 per cento e dell’utile pari al 95,73 per cento. Un dato allarmante ma meno negativo di quello regionale che fa registrare rispettivamente un -35 per cento e un -143 per cento.
La forza arriva dalle reti d’impresa “Le ragioni che giustificano l’andamento relativamente meno negativo “sono legate – ha aggiunto Luchetti – a una maggiore attitudine a costituire reti di imprese: il caso della meccanica agricola, con la rete Agrimech Umbria, del legno con la rete Ambiente Umbria, è emblematico di quanto sia utile aggregarsi per affrontare i mercati internazionali. A ciò si aggiunge il fatto che le nostre imprese hanno una vocazione nei confronti dei mercati esteri molto radicata unita a un orientamento all’innovazione di prodotti e di processi che, per quanto inferiore al dato nazionale, risulta tuttavia cospicuo”.
Progetti per il futuro – Per rafforzare e stabilizzare l’orientamento all’innovazione sarà necessario – sottolineano da Confindustria –  investire in maniera adeguata per lo sviluppo di nuovi prodotti. La ragione della modesta rilevanza della ricerca industriale, sia misurata in termini di spesa che di addetti, è legata alla ridotta dimensione media delle unità produttive. La ricerca, infatti, per quanto stia interessando sempre di più anche le medie imprese, stenta ad affermarsi nelle realtà minori.
Il credito, altro fattore critico – “E’ ormai indispensabile – ha detto Luchetti – indirizzare le aziende alla ricerca di strumenti finanziari alternativi al credito bancario. Ricondurre l’attenzione del sistema bancario, sempre più distante dal livello locale, alla conoscenza e all’apprezzamento delle realtà produttive del nostro comparto al fine di ricostruire quella reciproca fiducia che nel tempo si è andata rovinando”.
Infine Luchetti ha sottolineato l’impegno a continuare a intessere e a coltivare i rapporti con il mondo della formazione con il quale da sempre c’è uno scambio volto ad avvicinare l’impresa alle giovani generazioni.

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