Così l’Umbria non funziona

Basta con i falsi slogan… A mostrare la cruda realtà sono i dati sull’andamento della congiuntura in Umbria, aggiornato a febbraio 2014 dalla Direzione programmazione, innovazione e competitività – Servizio programmazione strategica generale

 “Non è più il tempo in cui ‘piccolo è bello’, è ormai chiaro che ‘piccolo è piccolo’. E dunque fragile e dunque bisognoso di protezione e dunque debole sui mercati internazionali. Debole nei confronti delle banche, debole nei confronti della clientela”. Sembra il rimprovero affettuoso di un genitore al figlio, un incitamento per farlo crescere, per aiutarlo ad affrontare con grinta il mondo degli adulti. È terminato il tempo delle fiabe, è ora di fare i conti con la realtà. E’ il monito della Regione Umbria a fronte dell’analisi dell’andamento della congiuntura, aggiornato a febbraio 2014, redatto dal
Servizio Programmazione strategica. Quando a parlare sono i dati in percentuale, rapportati a ciò che avviene a livello nazionale, è come se il castello di sabbia, costruito a forza di slogan, sulle infinite capacità e preziosità di una regione, diffusi anche grazie alla cassa di risonanza dei mezzi di comunicazione, di colpo crollasse. Improvvisamente ci si rende conto che per rimettersi in marcia occorre cambiare tutto, a partire dagli slogan: “piccolo non è bello”.
Il periodo compreso tra il 2012 e il 2013 è stato molto difficile per il sistema economico regionale che comunque ha continuato a rimanere in piedi soprattutto grazie all’export. Ma non è risultato sufficiente a compensare la caduta della domanda interna e la grave crisi di settori portanti del tessuto economico regionale, prima di tutto l’edilizia. Una situazione che si è tradotta in perdita di posti di lavoro aumento della cassa integrazione e – di nuovo – caduta dei consumi.
Segnali positivi arrivano solo dall’occupazione indipendente e dal lavoro temporaneo. Ciò dimostra il timore delle imprese ad impegnarsi con nuovi dipendenti a tempo indeterminato
A questo punto si punta tutto sulla programmazione europea 2014-2020. La crescita dovrà andare di pari passo con la capacità d’innovazione (con la disponibilità ad accettare il cambiamento) – indicano dalla Regione –  è necessario creare nuove modalità di lavoro, nuove modalità di fare impresa, di realizzare prodotti e processi, di aggredire nuovi mercati che creano nuove opportunità di crescita e di progresso.

Andamento congiuntura in Umbria, ecco alcuni stralci del documento

L’andamento delle imprese artigiane – L’Umbria – secondo l’analisi condotta dal servizio programma zione strategica della Regione – con una variazione dello stock di imprese artigiane pari a -2,27%, si colloca al tredicesimo posto tra le regioni italiane; il dato è inferiore a quello fatto registrare alla fine del 2012 (-1,76%) e del 2011 (-1,32%) ed è frutto soprattutto della consistente riduzione delle nuove iscrizioni, mentre le cessazioni hanno fatto registrare una lieve riduzione.
In termini assoluti il tasso negativo registrato in Umbria si traduce in un saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni pari a -530 così ripartito su base provinciale: -420 a Perugia, con un tasso di variazione dello stock pari a -2,31% (era pari a -1,90% alla fine del 2012), e -110 a Terni, con un tasso pari a 2,11% (era pari a -1,30% alla fine del 2012). Va messo in evidenza che in Umbria le imprese artigiane rappresentavano alla fine del 2013 il 23,8%, una percentuale che si sta riallineando con la media nazionale e in ulteriore calo: erano il 24,3% nel 2012 e il 24,7% alla fine del 2011. In linea con l’andamento del 2012, circa il 37% delle cessazioni registrate in Umbria nel corso del 2013 fa riferimento a questa tipologia di impresa, contro il 28% delle nuove iscrizioni.

Le società protestate – L’Umbria, con un +9,6%, presenta uno dei dati peggiori a livello nazionale, sebbene si tratti dell’analisi limitata a un solo trimestre.
Cerved Group (lasocietàdi elaborazione di banche dati nazionali ad opera delle Camere di commercio)
rileva i pagamenti delle imprese e la loro tempestività e, in particolare, il numero di piccole-medie imprese che sono in grave ritardo rispetto alle scadenze pattuite, quelle che cioè pagano con oltre sessanta giorni di ritardo.  
Nel corso del 3^ trimestre del 2013, il 7,4% delle PMI umbre si trovava in grave difficoltà nel rispettare i termini di pagamento fissati, un valore superiore a quello medio nazionale pari al 6,8%. Per questo indicatore, l’Umbria si colloca al 12° posto tra le regioni italiane.

Immatricolazioni di automobili – Secondo i primi dati provvisori comunicati dall’Aci, a gennaio 2014 le prime immatricolazioni di auto in Italia sono lievemente cresciute rispetto a gennaio 2013 (+1,5%). L’Umbria, con -3,3% si muove in controtendenza con la media nazionale soprattutto per via della performance negativa della provincia di Terni (-24,4%) che i dati positivi della provincia di Perugia (+2,7%) non sarebbero riusciti a compensare.

L’export – “L’Umbria si colloca al 14° posto tra le regioni italiane, rappresentando sostanzialmente – non solo per posizione, ma soprattutto per il valore della variazione negativa – la prima regione del gruppo di coda.”
Drammatici i primi 9 mesi del 2013 per l’esportazione dei metalli dei metalli. Si è ridotta di quasi il 34%. Nella provincia di Terni (-36,8%).
Al netto di questo settore, il valore delle esportazini è cresciuto del +7,7%. Dal punto di vista territoriale, questa performance è principalmente frutto del buon andamento dell’export nella provincia di Perugia (+8,8%) e di un +1,6% rilevato nella provincia di Terni.
Dal punto di vista dei settori, invece, è soprattutto il tessile a far registrare una performance positiva: +10,3% in Umbria, un incremento quasi doppio rispetto alla media dell’Italia centrale e che coinvolge sia la provincia di Perugia che la provincia di Terni.

Turismo – Con un valore dell’indicatore pari a 1,8, l’Umbria si colloca al nono posto tra le regioni italiane, poco sotto la media nazionale. Risultato positivo dato che prime posizioni ono occupate da regioni “di confine”, nelle quali è naturale una più alta presenza di turisti stranieri, e da regioni con una forte vocazione turistica come Veneto, Toscana e Lazio.  
Nel 2013 si rileva l’ottima performance del comprensorio dell’Assisano che con un +5,81% in termini di arrivi e +5,65%, che supera l’andamento del territorio perugino. A fare da traino anche quello che è stato definito l’effetto “Bergoglio”. Anche nello Spoletino e nel Tuderte crescono arrivi e presenze, ma si tratta di comprensori che in termini assoluti rappresentano, considerati insieme, meno del dieci per cento del turismo in Umbria.
Dal punto di vista degli esercizi turistici presi in considerazione, sono soprattutto gli esercizi extralberghieri a soffrire, con performance negative in tutti i comprensori ad eccezione del Tuderte e dell’Orvietano. Va invece meglio la situazione degli esercizi alberghieri, dove si concentra oltre il 68% degli arrivi registrati in Umbria e che si caratterizza per una permanenza media molto più bassa rispetto a quella rilevata nell’extralberghiero, in cui crescono di oltre il 3% gli arrivi e le presenze di turisti stranieri. Una performance che compensa in parte la flessione rilevata tra i turisti italiani, rispettivamente -0,37% e -4,3%.

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