“Ecco i dieci punti di forza da cui ripartire”

Arriva dal mondo dell’ artigianato e delle Pmi la strategia per agganciare la via della ripresa in Umbria

Cna Umbria, in collaborazione con il centro studi “Sintesi”, ha condotto una ricerca sulle caratteristiche del sistema regionale e sulle sue reazioni alla recessione. A finire sotto esame non solo il sistema economico ma anche il tessuto sociale, il sistema sanitario, quello dell’istruzione, le politiche ambientali, l’amministrazione pubblica e altro ancora: dieci ambiti dei quali si sono analizzati i punti di forza e le opportunità. Risultato? L’Umbria è una regione “resistente”. Molto più di altre.
I dieci punti che caratterizzano la forza del territorio:  sistema economico, imprese, occupazione, competitività, sistema creditizio, tessuto sociale, sanità, ambiente, istruzione, pubblica amministrazione.
Roberto Giannangeli – “Soprattutto – dichiara Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria -, la ricerca conferma che la spina dorsale di questa regione è rappresentata dalle piccole e medie imprese, e questo è vero soprattutto in termini occupazionali se i suoi addetti corrispondono all’82% degli occupati umbri. Fra queste imprese alcune filiere produttive si sono rivelate la vera risorsa della regione anche in termini di performance. Dai dati emerge infatti che, soprattutto negli anni della crisi, le filiere del tessile nel Perugino e della meccanica di precisione a Foligno hanno registrato trend di crescita eccezionali. Non solo: un ruolo importante per la tenuta del sistema lo hanno giocato anche migliaia di imprese “resistenti”, che si aggiungono a quelle comunemente definite eccellenti di cui si parla sempre. Sono imprese che operano nei settori più disparati, edilizia compresa, che in questi anni sono riuscite a crescere (+ 24% del fatturato durante la crisi) contenendo i costi, differenziando i prodotti e diversificando i mercati di sbocco. È per questo che il Pil dell’Umbria, pur perdendo il 13% in valori assoluti, sembra stia invertendo la rotta già in questi primi mesi del 2015”.
Alberto Cestari – “Anche sul fronte degli investimenti – prosegue Alberto Cestari, del centro studi Sintesi -, che pure tra il 2011 e il 2013 si sono ridotti di circa 20milioni di euro, la perdita è stata minore rispetto alla media nazionale. E se il credit crunch continua a far soffrire le imprese umbre, la flessione degli impieghi bancari (- 5,1%) appare più contenuta che in altre aree del Paese (- 8,7%). Il tessuto sociale tiene, con l’Umbria che è superata solo dal Trentino nel grado di soddisfazione nelle relazioni familiari e un’assistenza agli anziani appena sotto a quella emiliana. Bene anche l’istruzione, dove la nostra regione risulta ai vertici per laureati e formazione. Se si aggiungono un sistema sanitario con i conti in ordine e un’amministrazione pubblica che, con i suoi 412 euro procapite, appare poco indebitata rispetto agli 869 euro della media nazionale, ne emerge una regione che, nel suo complesso, ha resistito e resiste. Tant’è che l’indice di competitività della regione è addirittura cresciuto durante la crisi, portando l’Umbria, solo nell’ultimo anno, a passare dal 181° al 167° posto della graduatoria, un balzo di ben 14 posizioni”.
La base per ripartire – secondo Giannangeli –  è data dunque dalle filiere che sono cresciute più delle loro omologhe del centro nord, ma anche dalle imprese resistenti. Tra le scelte da effettuare rientra la riforma della pubblica amministrazione, che va razionalizzata, in modo da liberare risorse per  ridurre le tasse sull’impresa e sul lavoro. Al tempo stesso vanno adottate politiche industriali ad hoc per le diverse tipologie d’impresa.
Sostegno ai giovani – I giovani, alle prese con gravi problemi occupazionali – fa notare Giannangeli – vanno aiutati con politiche mirate a favorire l’autoimprenditorialità. Vanno rafforzate le infrastrutture, soprattutto viarie, per favorire l’industria manifatturiera e turistica e rafforzare la regione in un’ottica macroregionale.
Le potenzialità del turismo – Tra le opportunità da cogliere ci sono invece la valorizzazione del turismo, sfruttando le possibilità offerte dal digitale; gli investimenti nell’economia green, sia che si parli di fonti rinnovabili che di difesa del suolo o di riqualificazione strutturale ed energetica del patrimonio edilizio. Per Cna va rafforzato il ruolo delle città, che devono essere sempre più “smart”. “Noi – conclude il direttore di Cna Umbria – crediamo che se sapremo sfruttare le doti di resistenza dimostrate dal sistema umbro, se faremo le scelte disattese per troppo tempo, se sapremo cogliere le opportunità che sono di fronte a noi, sarà possibile agganciare la ripresa che finalmente appare in fondo al tunnel”.

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