Il 94% dei dipendenti pubblici dice sì allo smart working

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Fino allo scorso anno, solo pochi casi e tanta teoria. Negli ultimi mesi, per molti, è diventato addirittura obbligatorio e ora sembra impossibile poterne fare a meno. Stiamo parlando dello smart working, la modalità di lavoro “agile” svincolata, da luoghi e orari per lo svolgimento dell’attività.
Il lockdown imposto durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, non ha fatto altro che accelerare un processo in corso ma che stentava a decollare perlopiù per mancanza di risorse. Una recentissima ricerca di Forumpa, ha acceso i riflettori su ciò che è avvenuto mostrando come il 94% dei dipendenti pubblici a questo punto vorrebbe proseguire in “modalità smart”

Se in questi anni uno degli ostacoli alla diffusione dello smart working è stata l’inadeguatezza delle dotazioni tecnologiche la soluzione è venuta dalle persone: il 68,2% del personale ha utilizzato il proprio PC, il 77,1% il proprio telefono cellulare, il 95% la connessione internet domestica. Il 69,5% degli intervistati ha affermato che organizza meglio il lavoro, il 45,7% che ha più tempo per sé e la famiglia e il 34,9% che lavora in un clima di maggiore responsabilizzazione.

Il 73,8% svolge tutte le attività in remoto. Il 41,3% evidenzia un miglioramento dell’efficacia lavorativa.
E’ quanto emerge da una ricerca di Fpa, società del gruppo Digital 360 presentata al Forumpa secondo la quale il 94% dei lavoratori vorrebbe continuare a lavorare da casa con rientri in ufficio non quotidiani. La ricerca è stata condotta su 4.200 dipendenti pubblici e il 92,3% ha detto di lavorare in smart working.
Lo smart working nella pubblica amministrazione è stata un’esperienza positiva per la grande maggioranza dei lavoratori pubblici.
 

Prima dell’emergenza, il “lavoro agile” era largamente minoritario nella p.a. con solo l’8,6% delle amministrazioni per le quali era un’esperienza diffusa. “Il bilancio dello smart working “forzato” – si legge nello studio – è assolutamente positivo: l’88% dei dipendenti giudica l’esperienza di successo e il 61,1% ritiene che questa nuova cultura, basata sulla flessibilità e sulla cooperazione all’interno degli enti, fra gli enti e nei rapporti con i cittadini e le imprese, prevarrà anche una volta finita l’emergenza”.
In 7 casi su 10 è stata assicurata totale continuità al lavoro, per il 41,3% dei lavoratori l’efficacia è persino migliorata (per un altro 40,9% è rimasta analoga). Per oltre il 50% la relazione con i colleghi è invariata, per il 20% addirittura migliorata.

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