Il rilancio partirà dall’innovazione ma intanto i nuovi contratti di lavoro scendono del 6,5%

Il “controcanto” dei dati ministeriali al piano per la trasformazione dell’Italia presentato dalla task-force presieduta da Colao

Lavoro e imprese occupano il primo posto sulla lista degli ambiti su cui intervenire per il rilancio dell’Italia

Nel Rapporto stilato dalla task force di tecnici ed esperti, presieduta da Vittorio Colao e consegnato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, emergono tre pilastri che dovranno stare alla base della trasformazione del Paese. Si tratta di: innovazione e digitalizzazione nel pubblico e nel privato, rivoluzione verde, parità di genere e inclusione.
Il lavoro e le imprese in particolare, dovranno, (secondo il rapporto) essere sostenute e facilitate anche attraverso la rimozione del contagio dalle responsabilità penali del datore di lavoro e la promozione dello smart working a ciò si aggiunge l’incentivazione delle lauree professionalizzanti e gli Its (Istituti tecnici superiori) e il lancio di una piattaforma digitale di education – to – employment accessibile a tutti con la proposta di corsi di formazione sviluppati dalle aziende per trovare professionalità ad hoc. E poi ancora 40 corsi di dottorato di ricerca per l’innovazione.

Questa la ricetta dell’ex amministratore delegato di Vodafone per il rilancio Italia 2020-2022 ma intanto I dati oggi disponibili rispecchiano i primi effetti dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e delle misure di contenimento dell’epidemia adottate dal Governo.

Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel primo trimestre del 2020, le attivazioni dei contratti di lavoro, calcolate al netto delle trasformazioni a tempo Indeterminato, sono risultate pari a 2 milioni e 565 mila, in calo del 10,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (pari a -294 mila contratti), e hanno riguardato 2 milioni e 22 mila lavoratori, in calo tendenziale di -6,5%, pari a circa 141 mila individui (con maggiore calo nel mese di marzo). Considerando anche le trasformazioni a Tempo Indeterminato, pari a circa 155 mila – spiegano dal ministero – il numero complessivo di attivazioni di contratti di lavoro raggiunge 2 milioni e 720 mila, in calo del 10,4% (pari a 315 mila attivazioni in meno), rispetto al corrispondente periodo del 2019 (la diminuzione delle attivazioni ha interessato esclusivamente il mese di marzo).

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