Imprese, la crisi continua a farsi sentire

I dati dell’indagine congiunturale di Confindustria Umbria mostrano un rallentamento nella produzione 

Critiche le condizioni del settore edile

Cesaretti: “Bisogna reagire moltiplicando lo sforzo per innovare ed essere competitivi”

Crisi delle banche, andamento dei mercati finanziari e un preoccupante clima di tensione geopolitica. Queste – secondo Confindustria Umbria – le principali cause del sensibile rallentamento della produzione registrata tra i mesi di ottobre e novembre del 2015. 
CRITICHE LE CONDIZIONI DEL SETTORE EDILE “In base ai risultati dell’indagine congiunturale sul IV trimestre del 2015 – comunicano da Confindustria –  permangono assai critiche le condizioni del settore edile e delle diverse filiere delle costruzioni, che rappresentano una componente di grande rilievo del tessuto industriale della regione”.
ERNESTO CESARETTI “A questo andamento bisogna reagire – ha detto il presidente Ernesto Cesaretti – moltiplicando lo sforzo per introdurre innovazioni capaci di elevare la competitività delle nostre aziende e per sviluppare la loro proiezione sui mercati internazionali.
LA NECESSITA’ DI POLITICHE PER LA CRESCITA “Confindustria Umbria – ha aggiunto Cesaretti – accrescerà anche il proprio impegno per affiancare e sostenere le imprese che intendono perseguire tali obiettivi, offrendo anche la propria fattiva collaborazione al Governo Regionale nella definizione e nella messa in atto di politiche volte a favorire il consolidamento e la crescita del sistema industriale locale, e in particolare della manifattura, fonte indispensabile e insostituibile di creazione di ricchezza e di occupazione.

 

INDAGINE CONGIUNTURALE TRA LE IMPRESE DELL’UMBRIA (Il documento integrale)

“Quarto trimestre 2015: avanti sì, ma tra mille inside”

1 – Il profilo di sintesi Rispetto allo scenario economico globale disegnato nel precedente terzo trimestre quello del quarto trimestre non è più contrassegnato dal prevalere di fattori favorevoli. Nella seconda metà del periodo una frenata nei Paesi emergenti ha indotto ad abbassare le stime sulla crescita del commercio mondiale. Inoltre, sia la paura generata dagli attacchi terroristici, che alimenta una già elevata incertezza e modifica i piani di spesa, sia l’escalation militare in Siria hanno complicato la vita dell’economia europea la quale non viaggia certo a pieni giri, soprattutto in alcuni Paesi. Quasi ovunque, nel mondo intero, l’insidia maggiore continua a rimanere la deflazione. La deflazione depotenzia l’azione della politica monetaria, aggrava il peso dei debiti e induce il rinvio degli acquisti. D’altra parte, l’ampia capacità produttiva inutilizzata (sotto forma in particolare di elevata disoccupazione), la generale discesa delle quotazioni delle materie prime (che riflettono e insieme trasmettono le pressioni al ribasso dei prezzi), le aspettative degli operatori e le ricadute della concorrenza globale e dell’innovazione tecnologica continuano a spingere all’ingiù la dinamica inflattiva. Rimangono tuttavia attivi gli impulsi espansivi da tempo ricordati e che, di per sé, potrebbero persino ritenersi irrobustiti per via dell’ulteriore calo del prezzo del petrolio e del nuovo arretramento del tasso di cambio dell’euro.

In Italia l’economia stenta a prendere quota, come già indicavano i deludenti dati del terzo trimestre, anche per l’appesantimento dai contraccolpi della debole domanda estera. Comunque, la domanda interna si sta ora rivelando più vivace e molti indicatori qualitativi autunnali (fiducia, PMI) sono migliorati rispetto all’estate. Si continua a fare affidamento sulla ripresa degli scambi commerciali internazionali, come sempre benefica per il nostro Paese.

Per ora si stima, in definitiva, che dopo il + 0,2% – osservato nel terzo trimestre 2015 – nel quarto trimestre l’attività industriale abbia avuto, su scala nazionale, una limatura del – 0,1%. Di conseguenza il bilancio complessivo della produzione industriale per l’intero anno farebbe segnare un + 1,7% (ovvero + 1% a parità di giorni lavorativi).

Il bilancio del quarto trimestre del 2015 delle imprese umbre è sostanzialmente positivo e non avrebbe potuto essere altrimenti. Nella misura in cui su scala nazionale la domanda che ha fatto da traino alla produzione è stata sostenuta dai consumi interni piuttosto che dalle esportazioni l’apparato produttivo regionale ha potuto fruire di stimoli più ampi. Colpisce il leggero cedimento dell’industria alimentare anche se più che compensato dal recupero messo in campo dalle imprese della meccanica e del comparto editoriale.  

2 – uno scenario andante mosso, ma non troppo Come si vede nella figura n. 1 i risultati riscontrati con la presente indagine sono ripartiti in tre blocchi principali:

  1. a) anzitutto il blocco che raccoglie oltre la metà (52,8%) delle risposte che comunicano una situazione di stazionarietà e dunque di riconferma dei risultati per lo più positivi conseguiti nel trimestre precedente;
  2. b) a seguire il blocco dei risultati inequivocabilmente positivi, relativi cioè al 29,1% di imprese che segnalano di aver aumentato la produzione;
  3. c) il terzo blocco, infine, che raccoglie i risultati di quante imprese (il 18,1% del totale) lamentano contrazioni di attività produttiva, per lo più moderate visto che solo un terzo scarso (il 5,8% del totale) segnala riduzione di entità molto elevata (qui indicata come oltre il – 5%).

2 – Un quadro omogeneo sia sotto il profilo dimensionale ….. Alla diversità di risultati che contrappongono il settore della meccanica e quello della carta, cartotecnica e stampa ai rimanenti si è già fatto riferimento (e, in merito, si rinvia al quadro riepilogativo proposto col focus n. 2 in quarta pagina).

E’ quindi interessante soffermarsi sulle differenze rilevabili nei risultati dell’indagine soffermando l’attenzione su entrambe le classi di dimensione imprenditoriale considerate (si veda la figura 2 che segue): sono tutte e due concentrate, lo si vede chiaramente, al centro della figura a indicare che sia per le piccole imprese (col 63,6%) sia per le grandi (50,8%) hanno continuato a prevalere condizioni di stabilità.

Per il resto gli aspetti più rilevanti sono le due punte che si riconoscono: una nella classe con riduzione consistente di attività per le piccole imprese (18,2%) e l’altra nella classe degli aumenti importanti (11,5% di imprese con più di 20 addetti). Stante il profilo del campione partecipante all’indagine, nell’ambito del quale le imprese più grandi sono all’incirca 5 volte più numerose di quelle più piccole, ne consegue che sono le prime, cioè le imprese più grandi a dare l’impronta al risultato complessivo.

3 – … sia sotto il profilo territoriale Per quanto riguarda la distribuzione territoriale dei risultati ottenuti (figura n. 3) la situazione conferma molti degli aspetti rilevati nella precedente nota. La quota di imprese che confermano stabilità del proprio livello di produzione è piuttosto robusta in entrambe le province, ma in quella di Terni è di quasi 20 punti percentuali superiore. Tra le restanti si ha una discreta presenza di imprese che segnalano recuperi di attività produttiva. Alcune, poi, indicano incrementi piuttosto elevati (con aumenti di oltre il 5% vi sono il 12,1% delle imprese perugine e il 7,7% di quelle ternane).

A completare il campione di risposte raccolte sono le segnalazioni di produzione in riduzione le quali assommano, come si è detto, al 18,1% del totale (si veda la precedente figura n. 1). Su base provinciale quella percentuale deriva dal 20,7% di imprese localizzate nell’area perugina e dal 7,7% di imprese localizzate nel ternano (fig. n. 3).

Una integrazione del profilo precedente proviene dall’analisi delle variazioni tendenziali, cioè del confronto tra il quarto trimestre del 2015 e il corrispondente trimestre del 2014 (figura n. 4). In questo caso si nota che in provincia di Terni vi è un buon gruppo di imprese (il 53,8% del totale di quell’area) che, nel tempo, mantiene i livelli precedentemente raggiunti mentre tutte le altre (cioè il restante 46,2%) realizzano incrementi di attività produttiva.

In provincia di Perugia, invece, accanto al 46,6% di imprese in espansione vi sono quelle (pari al 20,7%) che lamentano arretramenti di varia entità. Appare di conseguenza più contenuta la quota delle imprese stabili (32,8%).

4 – Conclusione Il quadro di cui si è dato conto è, dunque, sostanzialmente “non negativo” ma è ancora lontano dal potersi definire estesamente soddisfacente e tanto meno tranquillizzante. L’incertezza continua a dominare nei processi decisionali delle imprese così che le previsioni per il primo trimestre del 2016 rimangono oltremodo prudenti. In ogni caso, variazioni positive di una certa consistenza saranno tanto più possibili quanto più l’atteso recupero generale del commercio internazionale toccherà anche l’Umbria e si salderà all’aumento dei consumi interni.


FOCUS 1: l’Indicatore di Profilo Evolutivo congiunturale (IPC) e tendenziale (IPT) negli ultimi 12 trimestri

Come d’abitudine la figura di questo focus (fig. n. 5) mostra gli andamenti dell’Indicatore di Profilo Evolutivo, ovvero del rapporto tra il numero delle imprese con produzione in espansione e il numero di imprese con produzione in contrazione. Come noto, l’indicatore offre la sintesi massima possibile delle risposte ottenute in merito alle variazioni dei livelli di produzione: più ampio è il numero degli imprenditori che della congiuntura attraversata danno un giudizio positivo più alto è il valore dell’indicatore. Un valore pari a 1 indica una bipartizione perfetta. Valori prossimi allo 0, per converso, segnalano che pochissimi operatori, al limite: nessuno, sono soddisfatti dell’andamento degli affari.

La figura evidenzia quanto ricordato nel testo e cioè che per l’apporto specifico di alcune componenti il quarto trimestre del 2015 ha visto la conferma del periodo espansivo intrapreso nel corso dell’anno e ha persino invertito la tendenza che sembrava emergere nel terzo trimestre: così dal netto rallentamento della crescita osservato nel precedente periodo si è passati ad una fase di recupero, per ora non molto marcata ma complessivamente significativa.

FOCUS 2 (tendenze per settore): “meccanica” e “carta, cartotecnica e stampa” locomotive del trimestre

La sintesi simbolica che segue riepiloga, come sempre, i risultati dell’indagine per ciascuno dei comparti più rappresentativi (e rappresentati). Il quadro è, anche in questo caso, di larga massima ed i simboli ripropongono semplicemente una gerarchia basata sui valori desunti dall’indagine effettuata. Tra parentesi sono inseriti i valori delle stime relative alla variazione dei livelli di produzione, tanto su base congiunturale, rispetto al precedente terzo trimestre del 2015, quanto su base tendenziale (cioè rispetto al quarto trimestre del 2014).

 

 

 

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