L’Umbria “scopre”, finalmente, l’industria 4.0

“Chi non apre all’innovazione sarà tagliato fuori dal mercato”, questo lo slogan che sta andando per la maggiore tra gli esperti in materia

Per la Germania che ha attivato il processo da alcuni anni, è già tempo di bilanci, in Umbria e più in generale in Italia, le imprese stanno iniziando a investire in tecnologie come Cloud computing, Big data, e Internet of things

Nelle ultime settimane molti dei workshop e convegni organizzati in tutto il territorio regionale hanno avuto come tema centrale la cosiddetta quarta rivoluzione industriale e ciò che sarebbe opportuno fare per accoglierla e affrontarla nel migliore dei modi

“Molti ne parlano pochi hanno compreso la portata di questa rivoluzione industriale che ha come caratteristica quella di essere trasversale per le dimensioni e per i settori merceologici, ma l’aspetto più importante è che questa rivoluzione riguarda le persone”. Ha detto Antonio Alunni, vice presidente di Confindustria Umbria con delega all’Innovazione in occasione del workshop “Impresa 4.0 tutto quello che c’è da sapere per affrontare con successo la quarta rivoluzione industrial”. (nella foto accanto un memento dell’evento)
“Si parla di applicazione di tecnologie  – ha aggiunto Alunni – ma in realtà un aspetto determinante riguarda le competenze delle persone”.
L’innovazione e la crescita non dipendono esclusivamente dalla digitalizzazione e dall’utilizzo delle nuove tecnologie ma anche dalle competenze di profili professionali quasi inediti per i quali creatività e pensiero critico saranno elementi imprescindibili.
DIGITAL INNOVATION HUB ANCHE IN UMBRIA Dopo esperienze analoghe già attivate da altre regioni anche l’Umbria si dota del Digital Innovation Hub, previsto dalla Legge di stabilità con il Piano nazionale “Industria 4.0”. Si tratta di una struttura (che vede il coinvolgimento dell’Università degli studi di Perugia, di Confindustria digitale, del cluster nazionale Fabbrica intelligente e dell’istituto italiano di tecnologia di Genova) che aiuterà le pmi  nei vari step dell’innovazione digitale.
GLI EFFETTI SUI LIVELLI OCCUPAZIONALI Nel corso dell’incontro organizzato al Caos di Terni, la questione è stata invece affrontata a partire dallo studio condotto dal Boston Consulting Group: entro il 2025 la robotizzazione e l’aumento di produttività cancelleranno 600 mila posti di lavoro, ma ne creeranno 950 mila meglio rimunerati, con un saldo netto di 350 mila nuovi posti di lavoro e una crescita addizionale dell’1 per cento del pil ogni anno. “Se l’Italia non investe ora in produttività, sviluppo e competitività – è stato ribadito – il destino è segnato”.
IL PIANO DELLA CGIL PER TERNI Collegare strumenti e risorse disponibili, a partire dal binomio area di crisi complessa e Industria 4.0, per ripensare un sistema industriale attraverso un progetto di sviluppo complesso. Questa la proposta della Cgil per Terni. Un contributo “aperto” al dibattito che si dovrà aprire – spiegano dal sindacato –  in tutta la comunità ternana sulle opportunità offerte dallo strumento dell’area di crisi complessa, in combinato disposto con altri strumenti, quali la programmazione dei fondi europei e le risorse per la ricostruzione post terremoto. Secondo la Cgil “Industria 4.0 apre un orizzonte nuovo da cui non si può  prescindere. Non a caso, ed è una rarità di questi tempi, Cgil/Cisl/Uil Nazionali in un recente incontro (novembre 2016) hanno espresso un giudizio positivo sul piano presentato dal ministro Calenda, sottolineando la centralità di un efficace e partecipata governance e la necessità di un sinergico raccordo con i territori per monitorare l’andamento degli investimenti previsti”.

Exit mobile version