Sblocca-crediti, così non vale

Aiuti solo alle aziende in ‘salute’
        In provincia di Terni nel 2013 ne hanno beneficiato in tutto 13 attività

Una boccata d’ossigeno. Questo l’effetto degli aiuti finanziari rivolti agli imprenditori umbri sotto forma di microcredito. Ma basta andare un po’ più a fondo per scoprire che la boccata d’ossigeno non è per tutti. Un caso emblematico è quello del cosiddetto decreto ‘sblocca-crediti’ con cui si mettono in campo misure atte a far ottenere alle imprese la liquidazione (fino a massimo di 15mila euro) dei propri crediti scaduti senza alcun costo aggiuntivo né per spese bancarie né per interessi e senza obbligo di diventare correntista della banca. Agli enti locali poi il compito di saldare, corrispondendo alla banca le somme dovute.
A Terni nel 2013, tramite la locale Camera di commercio, ne hanno beneficiato 13 aziende. L’importo complessivo erogato è stato di 121.771,56 euro. Il fondo rotativo messo a disposizione delle imprese ternane (operativo fino a 31 dicembre 2013) è stato di 500.000,00 euro ed è prevista una proroga anche per l’anno in corso.” E’ stata già fatta una richiesta formale ad Unicredit e salvo imprevisti verrà a breve data comunicazione ufficialmente – comunicano dall’ente”.
A Perugia per l’anno in corso, la Camera di commercio ha già istituito il fondo rotativo per la liquidazione dei crediti vantati dalle Pmi e dalle micro imprese della provincia nei confronti delle amministrazioni comunali umbre, con una dotazione di 3 milioni di euro.( Le domande di accesso dovranno pervenire alla Banca Unicredit entro il 31/10/2014).
“Oltre ad affrontare un ciclo congiunturale negativo – sostengono dall’ente camerale –  le piccole e medie imprese lamentano, con sempre più forza, la lentezza dei pagamenti delle fatture, in particolar modo da parte della pubblica amministrazione. Questa situazione tende a creare un forte squilibrio di liquidità, oltre al rischio di mettere in seria difficoltà l’impresa e la sua solvibilità”.
Non sono mancati i casi di fallimento e liquidazioni (anche volontarie). Una spia del fatto che l’attività d’impresa non ha più offerto le necessarie prospettive e garanzie. Ed ecco che arrivano gli aiuti ma, paradossalmente, sono disponibili soltanto per attività che godono di ‘buona salute’.
“Per poter accedere a questo contributo è necessario avere un rating almeno sufficiente” – spiega Sergio Fabrini, responsabile servizio risorse e patrimonio, della Camera di commercio Terni. La valutazione deve tenere conto di vari elementi, in particolare della situazione finanziaria dell’impresa. “A volte purtroppo capita  – prosegue  –  che ci siano imprese che ne hanno bisogno ma la loro situazione è giudicata inadeguata rispetto ai parametri richiesti. Comunque occorre precisare – sottolinea –  che è sì la Camera di commercio ad anticipare i soldi, però poi è l’amministrazione comunale che deve corrispondere la stessa cifra, se ciò non avviene (visto che si tratta di soldi pubblici) l’ente camerale si trova costretto a richiederli all’impresa”. Questo fortunatamente, fa sapere il responsabile del servizio risorse e patrimonio, non è mai accaduto ma in linea teorica potrebbe accadere.
In altre parole, per ricevere aiuto non bisogna avere problemi. Un bel rompicapo su cui si stanno ‘impegnando’ molti imprenditori ma la soluzione appare quasi impossibile.
 

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