I laureati italiani non si accontentano più: cercano lavori coerenti con i propri studi, retribuiti dignitosamente e capaci di valorizzare le competenze. Il Rapporto AlmaLaurea 2025 fotografa una generazione più selettiva, consapevole e meno disposta ai compromessi
Altro che choosy: i giovani laureati italiani non sono più semplicemente in cerca di “un lavoro”, ma di quel lavoro che permetta loro di crescere, imparare, costruirsi una vita coerente con ciò che hanno studiato e con ciò che sono.
È questo uno dei tratti più evidenti che emergono dal Rapporto AlmaLaurea 2025: la selettività nella ricerca del lavoro è in aumento, e non per capriccio. È l’effetto combinato di una maggiore consapevolezza del proprio valore e di aspettative più alte verso un mercato che spesso, invece, resta sbilanciato e poco attento alla qualità delle competenze.
Formazione, senso, retribuzione: i tre pilastri della nuova domanda di lavoro
I dati parlano chiaro. Chi alla vigilia della laurea attribuisce grande importanza all’acquisizione di professionalità ha, a parità di condizioni, maggiori probabilità di essere occupato dopo un anno (+16,5%). All’opposto, chi guarda soprattutto alla coerenza con i propri interessi culturali — quindi chi cerca un lavoro “in linea” con la propria identità — ha meno probabilità di essere occupato subito (-9,6%).
Anche la sensibilità alle retribuzioni incide: chi dichiara di voler guadagnare almeno 1.750 euro netti mensili ha il 14,9% di probabilità in meno di essere occupato dopo un anno, rispetto a chi si accontenta di meno di 1.250. Ma questa “penalizzazione” dice molto di più sull’offerta che sulla domanda.
Un cambiamento generazionale (e culturale)
Quello che si sta affermando non è un atteggiamento rinunciatario, ma una nuova cultura del lavoro: non basta più avere un posto, serve anche che abbia un senso. Tre quarti dei laureati sono disposti ad accettare lavori non coerenti con il loro percorso, ma spesso solo in modo provvisorio. La disponibilità a scendere a compromessi scende anno dopo anno, soprattutto sulle retribuzioni troppo basse.
È una generazione che, più di altre, sta cercando un equilibrio tra dignità, riconoscimento e realizzazione. E questo pone nuove domande non solo alle imprese, ma anche alle università, alle politiche pubbliche, al sistema nel suo insieme.
Il Rapporto 2025 in pillole
Presentato a Brescia nei giorni scorsi, il XXVII Rapporto AlmaLaurea si basa su oltre 690 mila laureati di 81 atenei e analizza profilo e condizione occupazionale a uno, tre e cinque anni dalla laurea. Il tasso di occupazione a un anno è il più alto dell’ultimo decennio (quasi 79%), ma oltre un terzo degli occupati lavora in ruoli che non richiedono la laurea o non valorizzano pienamente le competenze acquisite. Una distorsione che investe soprattutto i laureati in ambito umanistico, linguistico e sociale, e che colpisce meno i figli di genitori laureati.

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