Semplificazione, ecco la parola d’ordine per la ripartenza

Gli imprenditori tornano a guardare con interesse le opportunità dei finanziamenti europei ma lo spauracchio degli adempimenti burocratici rappresenta un ostacolo per molti

Per questo chiedono, tra le altre cose, modulistica e procedure più snelle e “comprensibili”

Secondo l’indagine effettuata da SiCamera e InfoCamere nell’ambito del progetto Sisprint su oltre 32mila imprese, una impresa su tre, infatti, avrebbe intenzione di utilizzare i finanziamenti europei e i fondi comunitari ma per avvalersi di queste risorse chiede soprattutto una netta semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica e assistenza tecnica



“La pandemia e la discussione intorno alle nuove risorse europee potrebbe essere all’origine della rinnovata attenzione delle imprese italiane all’utilizzo dei finanziamenti della Ue – spiegano da Unioncamere – ma per affrontare la scrittura e la presentazione delle domande, una impresa su due lamenta la difficoltà di adempiere alle richieste, oltre un quarto sottolinea l’eccessiva distanza di tempo tra richieste ed assistenza e la modesta rispondenza degli strumenti alle esigenze delle imprese”.

L’indagine di SiCamera e InfoCamere mostra che quote minori di imprese indicano tra le criticità soprattutto il fatto che i settori dei bandi non sono attinenti alle attività dell’impresa (17,8%), la contenuta assistenza da parte delle amministrazioni responsabili dei bandi (14%), le dimensioni imprenditoriali troppo limitate (13,6%), la scarsa chiarezza degli istituti di credito (13,2%) e le difficoltà legate all’obbligo di presentare garanzie e/o fidejussioni (10,9%).

Semplificazione delle procedure amministrative. Oltre la metà delle imprese intervistate ritiene questo traguardo indispensabile. Per il 33,9% degli intervistati bandi e modulistica dovrebbero utilizzare un linguaggio semplice. Il 19,9 % chiede assistenza tecnica per l’accesso ai bandi e in itinere il 13,6% una documentazione amministrativa standard, il 13% una comunicazione maggiormente mirata a target specifici, il 12,6% un’informazione più approfondita sulla tempistica di avvio dei bandi (12,6%). L’8,5% degli intervistati sarebbe ben lieto di avere tempi certi per la pubblicazione degli avvisi, la valutazione del progetto e i pagamenti .

La salute e il benessere sono considerati dalle imprese, a prescindere dalla crisi epidemiologica, i settori fondamentali sui quali concentrare le risorse comunitarie (li indicano il 43,8% degli intervistati), in quanto precondizioni essenziali dello sviluppo. Tra gli altri ambiti di intervento segnalati dagli imprenditori figurano le politiche del lavoro (32,3%), l’istruzione di qualità (31,2%), le azioni dirette alla riduzione della povertà (24,4%), il maggior utilizzo delle fonti rinnovabili (13,9%), la dotazione infrastrutturale del territorio (13,6%), la ricerca e l’innovazione tecnologica (10,4%), la giustizia (riduzione dei tempi: 10,2%), una maggiore sicurezza e legalità (9,9%) ed il tema della mobilità e dei trasporti (8,7%).

Alla sfida del nuovo settennato di programmazione comunitaria, comunque, le imprese italiane si presentano relativamente preparate. L’indagine effettuata nell’ambito di Sisprint mostra infatti che il 24,6% delle imprese è a conoscenza della politica di coesione territoriale dell’Unione europea, con la Basilicata tra le regioni più informate (35,4%), seguita dalla Campania e dalla Sardegna.

Il 22,1% delle imprese manifatturiere conosce invece il Piano nazionale Transizione 4.0 (con quote più elevate a Bolzano, in Lombardia, Trento e Basilicata). Nel dettaglio, il 21,9% delle imprese manifatturiere ha già adottato tecnologie 4.0, puntando soprattutto sul digital marketing (5,7%), sulle tecnologie per la simulazione tra macchine interconnesse finalizzata all’ottimizzazione dei processi (5,2%), sui robot collaborativi interconnessi (5%), sulle stampanti 3D (3,9%) e sul big data analitics (3,7%).

Per quanto concerne la Smart Specialisation Strategy (S3 o RIS3), infine, le imprese che ne sono a conoscenza si attestano al 5,4%, con una percentuale più consistente in Basilicata, Molise, Bolzano, Sardegna.
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